“Che pover’uomo! Che pover’uomo!”, esclamava sottovoce, mordicchiandosi le labbra.
D’altra parte, i suoi modi la irritavano sempre più: con gli anni diventava grossolano: alle frutta, tagliava il tappo delle bottiglie vuote; dopo aver mangiato, si passava la lingua sui denti; inghiottendo la minestra, gorgogliava ad ogni cucchiaiata e, siccome cominciava ad ingrassare, gli occhi, già piccoli, sembrava gli salissero verso le tempie per la pienezza delle guance.
Talora, Emma gli faceva rientrare nel panciotto l’orlo rosso delle maglie, gli accomodava la cravatta, o gettava via i guanti logori che era in procinto d’infilare, né lo faceva, com’egli credeva, per lui, ma per sé stessa, per espansione d’egoismo, per irritazione nervosa.