Le caviglie gonfie e rosse, E nude.
Fuori dal finestrino la brina ricama i prati.
Sulle spalle uno zaino sgualcito e bombato
dalle bretelle consunte.
A terra, due larghe borse di plastica
traboccanti cianfrusaglie, coperte, scarpe,
masserizie di un tempo che fu.
Il viso grinzoso,
un berretto sghembo
calato su folte sopracciglia grigie.
Sull’autobus, confuso fra altri forestieri,
la sua voce tuona:
“Sapete mica dov’è la Caritas?
La Caa-ri-taas, quella dove ti danno da mangiare e dormire …”
Nessuno di quei volti dai colori e idiomi diversi
sa dargli risposta.
Nemmeno l’autista, gentile e in ascolto.
Forse qualcuno di loro
volentieri si accompagnerebbe a lui,
ad elemosinare carità.
Scende infine, alla vista di un campanile.
“Sa mica se lì c’è la Caritas?”.
Con la sua casa fatta di sacchi
lentamente si avvia
alla ricerca della porta misericordiosa.