Finalmente si era fatto coraggio ed era riuscito a strappare alla strega la promessa di un impiego come apprendista! Lei era solita lavorare sola ma il ragazzo l’aveva sommersa di lodi e per vanità, dalla quale neppure le streghe si rivelano immuni, si era convinta che un giovanotto al suo fianco non le sarebbe stato troppo d’impiccio. L’apprendista non lesinava complimenti al “Maestro” per la capacità di maneggiare le arti magiche e, di tanto in tanto, si lasciava sfuggire delicati riferimenti al piacevole aspetto della donna. Piccole smancerie che rendevano gradevoli e profumate di malizia le ore trascorse insieme. La strega era sinceramente colpita da tanta ossequiosa stima e gratificata da quel bizzarro e rudimentale corteggiamento.

Giunse per l’apprendista il momento della verifica pratica di quanto appreso: il suo primo filtro magico. Presa dal gioco della conquista la maga, ormai convinta che il ragazzo si fosse invaghito di lei, suggerì come prova una pozione d’amore. Avrebbe dovuto prepararla correttamente e fingere di offrirla all’amata, impersonata dalla sua insegnante, convincendola a berla in un solo sorso. Gli ingredienti erano da calcolarsi in proporzione al peso e l’ingenuo fanciullo pensò (e purtroppo disse): “dovrò calcolare intorno agli 80 chili”. Sfortunatamente non notò lo sguardo di disappunto e continuò la simulazione invitandola al brindisi… “si accomodi su questa sedia più robusta, quella potrebbe rompersi”. L’irritazione della donna divenne palese. Il tempo di inarcare le labbra tentando un timido sorriso riparatore ed il ragazzo si ritrovò per bocca un lungo becco e le parti “nobili” trasformate in ortaggi.

La lezione appresa riguardava sempre un “filtro” ma… niente di magico: filtrare con attenzione i propri pensieri, ergo non dire ciò che si pensa.