Mamma non vuole che io usi il bidet in questo modo.
Dice che è stato inventato per altri fini, ben noti.
Lo so bene.
Ciononostante so anche come spesso venga utilizzato per scopi alternativi; perché non il mio allora?
Così ho cominciato una lunga ed estenuante discussione con mia madre, durante la quale ho ampiamente dimostrato l’esattezza della mia tesi descrivendo le singole esperienze rivelatrici, in quanto all’uso di tale strumento, ed ho avuto, per ognuna di essa, una risposta piccata da parte sua che vanificava ogni mio sforzo.
Quando raccontai di aver visto dalla finestra la vicina che, lì dentro, ci lavava i pomodori, riuscii solo a rimediare una solenne ramanzina per mancanza di buona creanza, essendo riprovevole il solo fatto di scrutare nelle case altrui.
Passai al racconto dell’ultima visita di zia Pina e del suo mazzo di gerbere che finì posizionato proprio lì; la risposta fu che si trattava di una banale e logica conseguenza, dettata dalla temporanea assenza di adeguato vaso ove riporle.
“E quando Paolo vi ci abbandona l’ombrello fradicio?”, sbuffai quando ormai l’irritazione cominciava ad avere il sopravvento sulla calma mantenuta sino ad allora. “Sei proprio irragionevole. A tuo dire avrebbe dovuto passeggiare per casa con quell’aggeggio gocciolante?”.
Non avendo più armi, non sapendo come difendermi, cambiai strategia: “Evolversi significa a volte abbandonare il passato, riconoscere nuove strade, nuove opportunità! Io resto qui, accoccolato in questo angusto spazio, che mi ricorda il grembo materno, con la coda che mi solletica i baffi, in questo cerchio che ottengo acciambellandomi”.
Mamma, con la coda ben ritta, segno di grande disappunto, se ne andò sbuffando un sonoro “Miaooo”.