Amico caro, che il destino ha privato del bene prezioso della vista, quanto vorrei tu potessi apprezzare “la notte stellata” di Vincent Van Gogh!
Ma la mera descrizione non consentirà la comprensione di questo magico dipinto e non sarei neppure in grado di spiegarti con l’aiuto delle sole parole, cosa sia un arancione od un blu e le loro mille sottili, a volte quasi impercettibili varianti.
Perciò proverò a farti “sentire” la notte di van Gogh trasmettendoti le emozioni e le vibrazioni che travolgono un incompetente osservatore, come il sottoscritto.
Sarà successo anche a te, nonostante tu non possa materialmente vedere il mondo, di soffermarti a pensare ad esso, a riflettere su ciò che ci circonda, partendo dall’infinitamente piccolo sino ai limiti dell’universo che il nostro pensiero riesca percepire e lì, di fronte a queste immensità (ricordando l’amato poeta recanatese), provare una sensazione di smarrimento che, al tempo stesso, è angosciante e rassicurante, che incute paura, terrore quasi, ed insieme un senso di pace.
Questa è la notte di van Gogh.
Una notte che è l’esplosione della vita che danza con l’abisso della morte.
Mentre l’umanità dorme, chiusa nelle case riprodotte sullo sfondo, la natura non si ferma, si scatena e ondeggia in vortici luminosi, continuando il suo percorso verso una meta ignota, mentre l’ombra della morte, essenziale come la vita stessa, si staglia in primo piano con le fattezze di un fluttuante cipresso.
Non puoi restare indifferente a questa visione perché è parte di noi.
Il nostro mondo ci parla attraverso le pennellate di Vincent, ci ricorda che non siamo nulla e che la magnificenza di questo mistero ci sovrasta travolgendoci e noi, inermi, possiamo solo ammirare…proprio come inevitabilmente si ammira, nelle notti estive, catturati ed estasiati, come ipnotizzati, un immenso cielo stellato.