
Che cos’è un libro? Una stratificazione di pagine – di numero e formato variabile – da sfogliare l’una dopo l’altra per recuperare una prospettiva della memoria. Ecco, mi piace l’idea del libro pensato come “spazio e luogo mnemotecnico”.
Gli occhi corrono e assorbono un paesaggio di caratteri, paragrafi, interlinee, punteggiature, figure, tabelle, disegni.
Carta, colla, copertina: lì ci può stare tutto il sapere del mondo.
Ma il notaio Paolo Consolandi ha trovato un ulteriore modo di interpretare l’oggetto libro. A Milano, a Palazzo Marino, ha messo a disposizione un’affascinante selezione della sua collezione d’opere acquisite tra il 1919 e il 2009.
Qui il libro non è più posto al centro per i suoi contenuti, quanto piuttosto per l’espressione artistica di cui si fa contenitore, o meglio, cornice.
Racconta lo stesso Consolandi: “Ad un certo punto del mio percorso di collezionista, sommerso da una grande quantità di monografie, saggi e cataloghi, sono stato colpito da quei libri che per loro natura sfuggivano alla semplice funzione informativa. Alcuni di questi erano molto di più, erano opere d’arte a pieno titolo imbrigliate dentro un medium diverso, non riconducibile agli stereotipi del quadro o della scultura”.
Books of an Exhibition, verrebbe da parafrasare. Da contemplare e assaporare. Come l’eternità del libro.
Libri d’artista dalla collezione Consolandi. 1919 – 2009, Palazzo Reale, Milano 24.3.10/6.6.10