Le mie 5 dita

INDICE: insomma diciamolo: il mio è un caso di violazione della privacy! Ero appena uscito dalla doccia ancora non mi ero messo l’accappatoio e me ne stavo, tal quale ai fieri attuali millennials, nella classica posizione da sdraiato, quando vedo arrivare mio padre che punta il suo indice minaccioso verso di me cominciando il solito pippone su quanto io sia sfaticato, perditempo eccetera. Non sembrava essere un momento edificante. Tanto più che, per difendermi, gli ho fatto il verso puntando a mia volta il dito indice in direzione del suo (un po’ alla maniera di ET), rimediando un bel ceffone. Per fortuna nel ritrarci il pittore si è limitato al fotogramma precedente, violando sì la privacy ma salvando la mia reputazione. I posteri infatti, con la fantasia degli illusi hanno dato tutt’altro significato alla scena. Ti perdono Michelangelo.

POLLICE: Quando ha scoperto che ero io l’autostoppista, Dario non la smetteva più di ridere. Avevo il mio pollice ritto e ben in vista nel tentativo di attirare l’attenzione di un autista misericordioso. Arrivavo da Parma direzione Rimini, dove mi attendeva l’amico Dario con il quale avevo in programma una fantastica vacanza: musica e donne questa la scaletta. Benché a luglio da queste parti il buio tardasse a venire, la luce lentamente andava comunque smorzandosi ed io, a lato della strada, divenivo sempre meno visibile; per di più non avevo alcuna intenzione di abbandonare i miei grandi occhiali neri che contribuivano alla mia immagine di ragazzo cupo e di conseguenza seducente. Poche le auto in transito. Mi ritrovai fiaccato dalla sfiducia e da quella che reputavo essere sfortuna. All’improvviso una visione a me cara: l’auto di Dario, proprio lui, impossibile non riconoscerla con quegli enormi fiori rossi sulla fiancata gialla! Lascio il mio dito bene in vista e con l’altra mano saluto. Fossi stato un fumetto, nel baloon ci sarebbe stata la scritta “Eccomi, sono io!”. Il maggiolone sfila veloce davanti a me e lascia solo il suono di una voce, proveniente dal finestrino, che urla “Sai dove devi metterlo quel dito?”

MEDIO: doveva avermi tramortito con un duro colpo alla nuca e trascinato chissà dove. Sembravo immerso in un barile di pece. Nero intorno, un mare d’inchiostro. L’olfatto mi suggeriva che dovevo trovarmi in un’autorimessa. In una situazione terrificante come quella che stavo vivendo mi ero ritrovato a riflettere su quale fosse l’odore di autorimessa. Non so, forse olio motore o gas di scarico. Nessun rumore solo buio e odore di autorimessa. Doveva avermi percosso, torturato forse, sentivo umori caldi imbrattarmi gli arti; ma il mio corpo non sembrava avvertire alcun dolore. Strano: il terrore è il miglior antidolorifico …a km zero. Cominciai a tastare le pareti e fu allora che pigiando un tasto la saracinesca si aprì sulla libertà.  Devo al mio dito medio la salvezza,…il dito medio: l’ultimo rimasto.

ANULARE: forse sono stata impulsiva,avrei dovuto rifletteremeditare, non lasciarmi conquistare da quell’assurda illusione. E la scelta: ma come ho scelto? Quali erano i criteri, le priorità, le aspettative, le giuste pretese? Sopra quali fondamenta  si erge questa strana costruzione un po’ liberty…o forse è pop-art? Non ci sono porte né finestre: mi sento soffocare.  Avevo altre opzioni, ma avevo fretta. Perché? Mi guardo allo specchio e vedo qualcosa che neppure conosco:  dove si è nascosta la mia unicità? Sta giocando a nascondino con la mia libertà: mi corrono intorno, girando in cerchio, e così facendo intrecciano e stringono il laccio che mi opprime. Guardo quel dito che un giorno era nudo …e avverto una sensazione trascendente: l’anello si sta stringendo attorno a ciò che ai mei occhi diviene una gola… il mio  anulare ed io stiamo annegando insieme.

MIGNOLO:  siamo come i Jackson Five ed io sono Michael Jackson! Vengo tacciato di egocentrismo, proprio io: il più piccolo, il meno visibile, l’ultimo. Dicono mi pavoneggi quando mi ergo dritto e fiero sulla plebaglia, priva di amor proprio, intenta a reggere una tazzina. Mi danno del cafone. Ingrati! Riconosco che il pollice detenga un’indiscussa leadership in fatto di utilità e che ogni componente del gruppo, con l’eccezione del sottoscritto, abbia precisi compiti da svolgere (benché ultimamente pare che il povero Medio si sia ridotto ad una ben poco edificante mansione), ma ciò non giustifica l’atteggiamento discriminatorio nei miei confronti! Mi sbeffeggiano, mi provocano dicendo che ciò che posso fare di utile sia solo entrare in un orecchio.  Invidiosi! Provate a suonare l’arpa o il flauto senza di me, o applicare la tecnica del finger picking. Sono un artista, riconoscetelo! 

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