Casa di Tartalù (in: Il libro delle case, di Andrea Bajani)

Casa di Tartaruga

Lo spazio non è molto, ma l’impressione non è di un luogo angusto. E’ concepito per un unico inquilino, una sorta di monolocale con lo stretto indispensabile.

L’entrata è una sola, sul davanti.

Da lì Tartaruga guarda il mondo; da lì, si ritira.

Sulla parte posteriore ci sono due finestre sempre aperte, da cui entra luce ed escono le zampe. Altre due aperture sulle pareti laterali e una più modesta in fondo per la coda.

Il soffitto è a volta, imponente, pur nelle dimensioni ridotte della casa. Le aperture – anteriore, posteriore e laterali – proiettano sulla volta tutto quello a cui Tartaruga passa accanto. Il mondo è ciò che viene proiettato sul soffitto. Se Tartaruga si muove, la proiezione cambia: la volta si fa schermo,la casa è un cinema ambulante.

Il pavimento, così come tutte le altre pareti, è in materiale osseo. Le piastrelle sono una decina, anche se sembrerebbe un’unica gettata.

E’ austero, ma non freddo, elegante con imperfezioni.

Su quel pavimento, più che camminarci, Tartaruga sta sdraiata. Il suolo che calpesta è quello fuori, su cui lascia le sue impronte. (…)

Foto: Gilda

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