
La scelta di Domenica
Alla quarantottesima settimana dell’anno, Domenica improvvisamente realizzò che nulla era mutato rispetto alla sua condizione di donna single giovane e piacente, ma schiacciata tra un Sabato e un Lunedì che non lasciavano presagire grandi progetti per il futuro, se non fosse stata lei stessa artefice di un possibile cambiamento.
Oramai non sopportava più Sabato. Asfissiante, sempre col fiato sul collo, ruffiano e approfittatore: “Tanto c’è Domenica” era il congedo di ogni sua fine giornata.
Che dire poi di Lunedì, lungo e allampanato, con una nera chioma riccia che arrivava a sfiorare le spalle ricurve, apparentemente oppresse da tutto il peso del mondo.
“Depresso e senza speranze, l’opposto di me” l’aveva subito classificato Domenica.
Martedì e Mercoledì erano invece una coppia omosessuale: il primo con un infelice esito di polio che lo costringeva a strascicare la gamba destra e, nei tempi peggiori, ad usufruire di una sgangherata carrozzina a rotelle. Il secondo, per contro, un aitante sportivo, alto, muscoloso, con spalle possenti e bicipiti strabordanti.
“Già occupato e in giro per il mondo a gareggiare e conquistare coppe e medaglie” sospirò Domenica nella disamina di chi, fra i due, potesse essere un buon soggetto da frequentare.
Giovedì … Giovedì, sì se lo ricordava quella volta che lo aveva incrociato sul pianerottolo, una pancia prominente, una ventiquattrore gonfia quasi quanto il suo addome e l’aria del business man affaccendato con l’agenda satura di impegni. Praticamente non l’aveva quasi degnata di uno sguardo e quando si era presentata, l’aveva liquidata con un “Ah, la fanciulla che ha fatto perdere la testa a Lunedì. Buon gusto il giovanotto. Mi scusi, ma vado di fretta”.
Domenica restò stupefatta: Lunedì innamorato di lei? Ma se praticamente non si erano mai parlati …
Infine restava solo Venerdì che le parve subito uno sbruffone, la classica persona adulatrice che dietro le parole nasconde secondi fini.
“La signorina Domenica, ma che piacere! Ma che fascino, che eleganza!” esclamò mentre portava la sua mano verso le labbra sottili. “Sabato talvolta mi invita a unirmi con voi per trascorrere liete e rilassanti ore”, continuò senza toglierle lo sguardo di dosso, “ma purtroppo, lei sa com’è fatto Sabato … inconcludente, disorganizzato … quando pare che tutto sia stato predisposto, gli resta sempre qualcosa da portare a termine”.
Domenica annuì, mentre le risuonava l’eco del “Tanto c’è Domenica”. Tuttavia, considerato il viscido cascamorto che le si scioglieva davanti, forse era meglio così.
I piani del condominio erano terminati, ma quel suo passare in rassegna i vicini di casa qualche risultato l’aveva pur dato.
Rivide le spalle curve di Lunedì, che amorevolmente le regalava, a sua insaputa, il rimpianto di svegliarsi mentre lei si addormentava.
Ora che il giorno si spegneva, prima di rinchiudersi nel suo appartamento, Domenica fissò la porta di Lunedì con un tenero sorriso.
Girata la chiave nella serratura, appoggiata allo stipite dell’uscio pensò agli uomini appena incontrati e una frase memorabile le si scrisse sulle labbra: “Dopotutto, domani è un altro giorno!”