Lipogramma in O
Alle frasche dei salici
E chi avrà l’ardire di cantare
d’innanzi alla furia dei tiranni
che alle genti reprime il pulsare della vita?
E chi avrà l’ardire di cantare
davanti ai derelitti lasciati muti nelle piazze
sull’erba dura gelata dalla brina?
E chi avrà l’ardire di cantare
fra le lacrime di smarriti fanciulli,
urlanti per le madri spezzate,
e mamme straziate
per i figli appesi ai pali dei telegrafi?
Disperate anche le frasche dei salici,
che pure lì le cetre, appese per carità,
vacillan lievi al triste fiatare della brezza.
Foto di Carlabazar
Testo originale di:
Alle fronde dei salici di Salvatore Quasimodo
E come potevamo noi cantare
Con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento