Mostri

Ci trasferimmo al terzo piano di un’elegante palazzina in città. Allora avevo 11 anni.

Venne ad abitare sopra di noi una giovane coppia con una figlia, Anna, mia coetanea.

Mia madre era entusiasta: avrei avuto una amica nel palazzo con la quale poter giocare ogni giorno.

I nuovi vicini si dimostrarono però molto riservati col risultato che, la tanto agognata amicizia fra me e Anna, stentava a decollare.

Una sera in cui mi ero attardata davanti alla TV cominciai a sentire un pesante rumore di passi provenire dal piano di sopra.

Il rumore era così forte da far pensare a persone di robusta corporatura che camminassero con dei grossi stivali militari.

Mi allarmai: “chi c’è sopra mamma?”.

Distrattamente, presa dal lavoro che doveva terminare per l’indomani, mamma rispose: “ah sì li sentiamo ogni sera dopo le 11, ovviamente sono i vicini”

Ma com’è possibile, mi chiesi. I genitori di Anna erano due persone minute, gracili persino, come potevano fare questo rumore? E poi, possibile tenessero gli stivali in casa a quest’ora? e non comode e paffute pantofole? E ancora, perché continuavano a camminare nel piccolo appartamento? Che facevano?

Mi stupii del fatto che io sola mi ponessi queste domande e cominciai ad elaborare possibili inquietanti scenari:

  1. la notte i vicini si trasformavano in licantropi che tentavano di fuggire (da lì l’andirivieni). Fuga impossibile perché, prima della trasformazione prudentemente loro stessi sbarravano la porta nascondendo  la chiave
  2. Il padre, sotto quell’aria mite, celava un essere mostruoso che rinchiudeva moglie e figlia nelle proprie stanze controllandole per tutta la notte, percorrendo il corridoio vestito da secondino, in un infinito viavai
  3. erano alieni che, tolti “gli abiti” da umani, tornavano ad essere pesantissimi esseri dalle fattezze indescrivibili

Una sera, dopo essere stati a teatro, mentre camminavo verso casa, mano nella mano coi miei genitori, guardai distrattamente la facciata del nostro stabile indirizzando istintivamente gli occhi verso il nostro appartamento

La finestra del piano sopra era illuminata a giorno e protetta solo da un leggero tendaggio, dietro il quale scorsi l’ombra di un’enorme figura che potrei sommariamente descrivere come molto simile ad un drago.

Lanciai un urlo, la luce si spense e naturalmente, nonostante la dettagliata descrizione, i miei genitori non mi credettero, pensando, vista l’ora tarda, fossi già per metà nel mondo dei sogni.

Il giorno seguente Anna mi invitò alla sua festa di compleanno. Ero terrorizzata.

Mamma dovette accompagnarmi accampando scuse.

Con apparente indifferenza, mentre gli invitati giocavano e mangiavano dolci, cercai prove dell’esistenza del mostro.

Sotto un mobiletto scorsi qualcosa di strano e… quasi balbettando chiesi cosa fosse.

Ah, disse Anna con indifferenza, è un’unghia di tigre, il regalo di un collega di papà, appassionato di safari.

Naturalmente non le credetti e, tornata a casa, riferii a mamma del ritrovamento.

Guadagnai così una sonora ramanzina.

Dopo pochi giorni i vicini traslocarono.

Solo io so il perché: la copertura era saltata, li avevo scoperti!

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