Sonetto: “La pecora nera”

Dell'indistinta gregge la regina, 
son l'esemplare con il manto scuro, 
ovviamente di nome fo' Nerina
(certo banale lo è di sicuro). 

Nel cor del can pastor sono la spina, 
da lui scappo scavalcando il muro, 
sola corro veloce, me tapina, 
nulla importa se poi mi spauro. 

Libertà val bene qualche tremito, 
come malinconia ninfa gentile
piacere vero è sentir quel fremito;

la vita no, non vuol che io sia vile.
E mentre volo verso l'infinito,
si fa subito sera nell’ovile. 

(si ringraziano: Giacomo Leopardi - Dante Alighieri - Ippolito Pindemonte - Salvatore Quasimodo)

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