fine…principio

Fine. Ho dovuto arrendermi. Per ogni cosa c’è un inizio ed una fine, così fu per noi.
Avevamo sperimentato entrambe quella vita che, per le ragazze della nostra generazione, rappresentava solo lo svolgimento di un tema pensato da qualcun altro:  fidanzamento, matrimonio, lavoro, casa, figli.
Tutto si era svolto secondo i piani che altri avevano studiato per noi.
Ci eravamo lasciate trasportare passivamente da quel flusso di avvenimenti che la vita ci aveva presentato davanti come pagine di un libro monotono ma rassicurante.
Quando ci conoscemmo eravamo due donne stanche, dalle esistenze spente e prive di sapore: esauriti i predeterminati doveri, ci ritrovavamo perse in una nuvola di nulla.
Quel sentimento nuovo che ci travolse inaspettatamente portò con sé nuova linfa vitale.
Libere per la prima volta. Libere da impegni, preoccupazioni, vincoli, pregiudizi, comprendevamo l’errore commesso: non avere scelto quale vita vivere e aver vissuto senza neppure accorgersene.
I nostri rispettivi compagni, concentrati su loro stessi come lo sono sempre gli uomini, non percepirono il forte legame che stava nascendo, pensavano, distratti, alla solita amicizia femminile tutta segreti e pettegolezzi.
Il nostro era amore. Inaspettato, inimmaginabile, incredibilmente vero.
Giungemmo al limite, ci attendeva una svolta: ci ritrovammo smarrite di fronte al bivio.
La vecchia vita o la vera vita, quella che scegli, giorno per giorno e che non è un nido caldo ma un treno in corsa?
Il bivio.
“Chi lascia la via vecchia per la nuova…”; il condizionamento può avere le parole stantie di un proverbio. Una frase che si incunea nella mente impedendoti di scegliere a cuor leggero. Una premonizione che pesa sul cuore e sul cervello “…sa quello che perde…”; una forzatura che trasforma cupo e nero il roseo futuro che stavi osservando “…ma non sa quello che trova!”
Ci illudevamo di essere libere, invece le catene erano forti e ben strette alle nostre caviglie.
Addio vita. Tornammo a vegetare.
L’errore era l’educazione che avevamo ricevuto, l’errore era il ruolo che ci avevano assegnato, l’errore era essere donnemoglimadri: imperfetta fusione di ruoli, immodificabile.
L’errore era nel principio.

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