Era il muro di pietra che si sgretolava alle spalle.
Era il colore dal contrasto stridente.
Era l’attesa snervante che la zittiva.
Era il capolino gentile verso il silenzio opprimente.
Era il sospiro trattenuto.
Era la bocca dilatata in uno sbadiglio.
Era la notte che segue il giorno.
Era l’incubo che bussava al suo sonno.
Era la promessa non mantenuta.
Era il posto vuoto di chi la cercava.
Era la ghiaia del suolo che le graffiava i piedi.
Era l’eco lontano del suono delle onde.
Era il fragore del tuono estivo.
Era il vuoto sopra e sotto di sé.
Era la solitudine del numero due.
Era lo sguardo dell’assenza.
Era la sfinita pazienza infinita.
Era la domanda soffocata senza risposta.
Era l’incomunicabilità di parole mai dette.
Era l’essere infine diventata muta.
Era … era l’abbandono di una sedia.
Esercizio: venti righe per raccontare la foto