L’unghia

Solo ora riesco a comprendere quanto il passaggio all’età adulta possa essere caratterizzato, oltre che dalle esperienze di vita universali, legate ai classici “primi” (primo amore, prime uscite, prima sigaretta…), anche da molteplici piccole, apparentemente insignificanti situazioni che cambiano, ai nostri occhi, il volto del mondo.

All’epoca mio padre frequentava, per questioni di lavoro, il sig. Coppelli Francesco. Non avevo idea di cosa papà si occupasse né quindi cosa potesse significare la presenza di questo individuo o del perché lo incontrasse con regolarità, invitandolo sovente a cena.

Fu in occasione della seconda visita che, appollaiato sul grande divano di fronte all’ospite sorseggiante il caffè appena versato, cominciai ad osservare e studiare il misterioso sig. Coppelli.

Nativo di Acireale, proveniva da San Francisco, parlava con un forte accento siciliano, indossava sempre abiti gessati neri o marroni, portava con sé un inseparabile cappello stile borsalino e aveva il dito medio della mano destra… privo dell’unghia!

Mentre lo scrutavo, alla sua immagine magicamente si sovrapponeva quella di Robert De Niro nel ruolo di Al capone ne “Gli intoccabili”. Si trattava certamente di un noto, pericoloso e sanguinario criminale.

Con tutta probabilità era stato vittima di inimmaginabili torture inflittegli da un clan rivale; la mancanza dell’unghia ne era la prova.

O forse in una disputa tra uomini brutali, simili a combattimenti tra galli, si era strappato, noncurante del dolore,  quell’estremità cornea a dimostrazione della propria superiorità.

Col moltiplicarsi delle visite cominciai a temere per la vita di papà e per l’incolumità dell’intera famiglia! Prefiguravo il giorno in cui un gruppo di loschi figuri sarebbe piombato nel nostro appartamento e, dopo averci immobilizzato con robuste corde, si sarebbe portato via nostro padre.

La mia mente immatura non si soffermava su questioni concrete, domandandosi quale potesse essere lo scopo di tale rapimento o perché mai i miei genitori fossero così allegri e ciarlieri in sua presenza.

Quando, ormai sopraffatto dall’orrore, confidai i miei timori a papà, vidi la sua espressione passare dallo stupito al divertito poi, cercando invano di trattenersi, scoppiò in una sonora prolungata risata. Quando finalmente i sussulti provocati dalle risa si placarono poté spiegarmi che il Sig. Coppelli non era altro che un bravissimo e rispettabilissimo manutentore della filiale americana e che, tempo addietro, a seguito di un infortunio sul lavoro aveva subìto il distacco dell’unghia.  

Recuperavo così la serenità, ma una parte di me, ritrovando la banalità del quotidiano, rimpiangeva l’eccitazione dell’ignoto.  Lentamente abbandonavo, crescendo,  il mio personale paese delle meraviglie!

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