La giostra

Stretta alle briglie

incastonate di rubini e topazi,

stai come una principessa

fiera delle scarpette di vernice nera

e del colletto di pizzo.

Nell’infinito della fantasia,

galoppi sul cavallo bianco

adorno di nappe e lustrini,

custodendo un sacchetto stracolmo

di quell’effimera sostanza astratta

in cui nascono i sogni.

E un giro dopo l’altro

ti saluta la mamma col braccio alzato,

nell’aria il profumo delle frittelle

e il jingle dell’organino color nero e oro.

E un giro dopo l’altro

immagini il moto perpetuo,

senza un inizio e nemmeno una fine.

E invece ogni giro, impostore,

tradisce un desiderio,

oscura un luccichio.

Simile al bastoncino cotonoso

dello zucchero filato, puff!

Come una manciata di nuvola bianca,

si scioglie in bocca,

lasciando una vuota dolcezza.

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